Il Passo del Giubileo. La Vecchia, un valico da rivalutare |
Il Passo del Giubileo. La Vecchia, un valico da rivalutare Presso il Museo Archeologico di Sant’Agata Mugello in occasione di Amico Museo domenica 25 maggio, ore 16,30, con ingresso gratuito: si parlerà dell’importanza storica del Passo della Vecchia, tra Giogo e Osteria Bruciata, che ora nuovi documenti d’archivio e ricerche sul campo, hanno rivelato essere stato fin dal medioevo, ossia almeno da metà XII secolo, un valico appenninico lungo la via Firenze- Bologna, al pari della più celebrata e leggendaria Osteria Bruciata. La conferenza di Filippo Bellandi e Lorenzo Cammelli - arricchita da videoproiezione di suggestive immagini animate dei luoghi- vuole rivalutare questo Passo, importante quanto sconosciuto, esponendo documenti e considerazioni territoriali che attestano una frequentazione del valico dall’alto medioevo fino al 1800 . L’itineario della Firenze-Bologna medievale attraversa il Mugello e da San Piero a Sieve raggiunge Sant’Agata, il piccolo villaggio con la maestosa Pieve romanica. Da qui sale verso il castello di Montaccianico, la inespugnabile fortezza dei Signori dell’Appennino, ossia degli Ubaldini, e raggiunge, con andamento regolare e privo di grosse difficoltà, il Passo della Vecchia, a ovest del Monte Castel Guerrino. Superato il valico a 970 m slm, scende al villaggio del Corniolo dopo aver incontrato la Fonte Romea, il cui nome evoca il passaggio dei pellegrini – i romei appunto- di ritorno da Roma dove avevano partecipato al Giubileo. Al Corniolo il piccolo ospedale di San Niccolò, fondato dai monaci vallombrosani della vicina Abbazia di Moscheta, poteva assistere e ristorare i viandanti fin da metà secolo XII°. Prosegue poi per Cornacchiaia dove la Pieve di San Giovanni – gemella e coetanea di quella di Sant’Agata- accoglieva pellegrini e viandanti, anche grazie al suo ospedale. Attraversato il Fiume Santerno, la via sale verso Pietramala e quindi prosegue per Bologna. Da questo come da tutti i valichi appenninici che collegavano grandi e ricche città, quali Firenze e Bologna, transitavano anche tutte le mercanzie destinate ai numerosi mercati locali e soprattutto cittadini. Lunghe carovane di muli –gli unici mezzi di trasporto in quei secoli in grado di attraversare gli Appennini- valicavano incessantemente anche il Passo della Vecchia diretti verso nord e verso sud. Questi “tir del medioevo” svolgevano una funzione fondamentale per la vivace economia del tempo, per cui era importante anche assicurare la transitabilità dei percorsi montani e l’assistenza a uomini e animali. E a ciò provvedevano i Signori feudali del posto (Ubaldini) anche per lucrare sui pedaggi, oltre alle Pievi di Sant’Agata e di Cornacchiaia con i loro ospedali dislocati lungo gli itinerari viari.
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